giovedì 23 aprile 2015

Costellazione di brufoli - Mauro Colarieti


Titolo: Costellazione di brufoli
Autore: Mauro Colarieti
Casa editrice: Lettere Animate
Data d’uscita: 1 Aprile 2015
Prezzo: 1,99 (ebook)
Pagine: 300


Quando Fabrizio viene adocchiato dagli Artisti del Retrobottega, una vera e propria mafia di liceali gay, capisce da sé che le cose sarebbero cambiate in poco tempo. Cominciando a uscire con loro, il ragazzo si ritrova catapultato in una realtà che lo aiuterà a scoprire meglio quello che è, evidenziando lati del suo carattere fino a quel momento nascosti.
Contemporaneamente, in un’altra città, Lohn sta cercando in tutti i modi di resistere all’ambiente degradante in cui la sua vita viene inscenata, e grazie a nuovi arrivi, la sua esistenza sembra avere la possibilità di diventare degna di essere vissuta.
Loro due, insieme ad altri personaggi secondari, vengono studiati attraverso il multi-POV (che arriva a contare cinque voci narranti) e ci accompagnano per tutto lo svolgimento della trama; pur vivendo situazioni completamente diverse, il lettore può comprendere alcune particolari che accomunano tutti loro. Il romanzo, diviso in quattro parti, lascia spazio a diverse tematiche dei giorni nostri, analizzando come ognuno possa vivere la propria adolescenza in base alla personalità e alle scelte fatte.
“Costellazione di brufoli” enfatizza una società moderna, dove gli atteggiamenti omofobici si stanno estinguendo e dove l’orientamento sessuale è un’etichetta sociale soltanto apparente.
Nel testo compaiono, in modo equilibrato, alcuni versi di canzoni collegate alla storia, di artisti musicali che spaziano da Mina ai Cage the Elephant.
Tra delusioni e soddisfazioni, i nostri protagonisti continuano a percorrere le loro vite, nascondendo segreti e ambizioni che nemmeno loro riescono a inquadrare e comprendere al meglio.
È una serie di situazioni narrate da ragazzi che dispongono di tanto ma che non si sentono mai abbastanza, membri tipici di una generazione che è propensa a sapere tutto, ma che forse, in fin dei conti, capisce ben poco.


Sapete, ci sono momenti in cui bisogna dire addio, in cui bisogna solo andare via, senza voltarsi.
Senza guardarsi furtivamente allo specchio, con la coda dell’occhio.
Senza rimanere nella sicurezza della routine.
In fondo, a volte arrivi ad un punto dove è meglio far affondare la nave piuttosto che tentare di salvare il possibile.
Per la libertà, ma non solo.
Anche per la felicità, la soddisfazione, la verità.



Nessuno può sapere cosa accadrà in futuro, ed è per questo che continuiamo a fare scelte sbagliate, dannose e, a volte, addirittura distruttive.
Nella vita compiamo migliaia di scelte e ne rimpiangiamo la metà.
Al momento ci sembrano la più grande opportunità che potremmo avere nella nostra vita o, almeno, la via più sicura per raggiungere la felicità. Ma poi con il tempo si rivelano per quello che sono: grosse fregature spacciate per libertà.
Alla veneranda età di diciannove anni suonati (okay, forse non tanto veneranda) di scelte sbagliate ne ho fatta qualcuna e ho imparato a sopravvivere alle conseguenze.
Per questo non ho mai creduto che Lohn sarebbe stato quello in grado di farcela.
Perché per essere “diversi”, per fare finalmente la scelta giusta dopo tutte le svolte sbagliate, ci vuole coraggio e anche una buona armatura. E, diciamocelo, Lohn, all’inizio del romanzo, non l’aveva affatto.
Ma la cosa più bella della vita è che non è mai detta l’ultima parola, si può sempre cambiare se lo si vuole. Lohn forse non lo voleva, ma fortunatamente è quello che è successo.
Ma procediamo con ordine.
Come ho detto, se avessi dovuto fare una scommessa non avrei mai puntato su Lohn, ad essere sincera probabilmente avrei scommesso su Fabrizio.
Fabrizio mi sembrava un ragazzo con la giusta dose di sfacciataggine e menefreghismo, che a volte ci vogliono per affrontare quella generazione di sadici stronzetti che riescono ad essere gli adolescenti.
Lohn invece si limitava a sopravvivere, a farsi scivolare tutto addosso e, sapete, è un po’ improbabile vincere un incontro di box se non si sale nemmeno sul ring.
Ma, paradossalmente, con il passare del tempo i due ragazzi si sono dimostrati essere esattamente l’opposto di quello che pensavo che fossero.
Per usare la stessa similitudine usata dall’autore, Fabrizio è come una meteora. Ha brillato per un po’, oscurando con la sua luce quella degli altri personaggi e facendoci credere che sarebbe durata per sempre. Ma la sua era una combustione sbagliata, troppo forte e troppo repentina per durare nel tempo, e così piano piano si è spento.
Lohn invece è una di quelle stelle che ci sono sempre state, una di quelle che tutti danno per scontate perché troppo normali, Lohn essenzialmente è uno di noi.  Una persona troppo ordinaria per vincere davvero, ma stranamente l’unica che ce la fa.
Lhon è una stella cadente che riesce a staccarsi dalla costellazione di indecisione e confusione dell’adolescenza e che sceglie di incamminarsi per la via sconosciuta della vita.

A tutto questo fanno da sfondo due città e le dinamiche sociali presenti tra i loro adolescenti.

Pur mantenendo il romanzo leggero, l’autore ci introduce in un mondo incomprensibile alla maggior parte delle persone: quello di un giovane ragazzo gay, vittima di prese in giro da parte dei suoi compagni di scuola.
Vale la pena, secondo me, soffermarsi su questo aspetto, perché credo che pochi di noi capiscano veramente cosa effettivamente significhi vivere come Lohn, sentendosi sbeffeggiare tutti i giorni e non avendo l’appoggio di nessuno in uno dei periodi più critici della formazione di un individuo. Io credo che uno dei più grandi pregi di questo libro sia appunto il riuscire a narrare dall’interno una situazione difficile e il riuscire a descriverla con grande sensibilità, senza mai cadere troppo nel volgare (ricordiamoci comunque che stiamo parlando di ragazzi eh).
Chi ha letto qualche mia altra recensione, sa che io scherzando (o forse no..) tendo a denigrare il genere maschile o quantomeno a sminuirlo. In questo caso, purtroppo, non mi è possibile perché bisogna riconoscere a Mauro Colarieti il merito di aver scritto davvero un bel libro.
Il romando è coinvolgente e allo stesso tempo profondo e scorrevole, nonostante i temi  importanti che contiene. Inoltre, lo stile non proprio essenziale aggiunge un tocco personale al tutto.
Credo di non essere assolutamente nel torto nel consigliarvi questa lettura e spero che possa lasciarvi la stessa impressione favorevole che ha lasciato a me.
In più mi devo complimentare con l’autore per avermi fatto sentire almeno per un po’ orgogliosa di appartenere alla nostra generazione, quindi grazie Mauro (sperando che non si offenda se lo chiamo per nome) per avermi dimostrato che non tutti siamo degli imbecilli patentati

VOTO:


Questa recensione è stata scritta da GIULIA

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